Area Archeologica di Lazzaro

Il Parco Archeologico di Lazzaro è uno dei siti di rilevante importanza nel piano di valorizzazione dei Beni Archeologici del territorio, legato al Museo Civico Archeologico – Antiquarium Leucopetra. Il Parco è stato definito nel 2016 ed è costituito da un’area posta a sinistra e a destra della via Nazionale a Lazzaro in prossimità della foce del Torrente San Vincenzo in regime di tutela con D. M. 21/09/1984. In quest’area dal 1995 in poi, sono state condotte diverse campagne di scavo per opera della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria; tali scavi hanno riportato alla luce un importante Mausoleo costruito tra la fine del II ed il III sec. d.C., resti di un abitato tardo antico, fornaci, sepolture e nella zona adiacente, compresa tra la strada Nazionale e la SS 106, una villa signorile romana, che alcuni studiosi ipotizzano sia appartenuta al console romano Publio Valerio, onorata dalla visita di Cicerone, mentre altri attribuiscono a qualche benestante liberto romano più a monte della prima descritta, nella quale sono stati rinvenuti dei pavimenti musivi.

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Il Mausoleo era un edificio funerario di notevoli dimensioni, 9 x17 m circa, architettonicamente rilevante, a pianta rettangolare, accurato nella costruzione e con una volta a botte dello spessore di ben due metri, realizzata con pietra vulcanica e pietra pomice per ridurne il carico. Durante lo studio e i rilievi è emerso che l’interno è stato riutilizzato nel tempo con differente destinazione d’uso, quali: fornace, officina vasaia, ecc. Esso ha restituito, anche se in frammenti, i resti di due pregiati sarcofagi marmorei, impreziositi da decorazioni di particolare pregio, che per le loro caratteristiche ascrivono il mausoleo al III sec. d. C. utilizzato come officina vasaia fino al IX sec. circa, quando le zone costiere furono abbandonate in favore delle zone più interne ritenute più sicure. All’ornamentazione architettonica dell’interno del Mausoleo appartengono probabilmente due colonnine lisce in granito, di cui una trasportata nella seconda metà del Novecento a Motta San Giovanni, oggi riutilizzata come sostegno del monumento al Minatore presso il Parco delle Rimembranze o del Minatore e l’altra presente ancora sul posto, in giacitura secondaria. Nel parco archeologico possiamo inoltre notare la presenza di muri di edifici successivi, edificati intorno al V-VI sec d.C. da un villaggio molto esteso sia dal lato del torrente San Vincenzo sia a monte, che ci testimonia il riutilizzo della zona per un piccolo villaggio agricolo, che si serviva della presenza di sorgenti d’acqua sia per le coltivazioni ortive che per la produzione di laterizi. Nell’area sono inoltre stati ritrovati i resti di due sepolture, in una delle quali sono state inumate tre persone in periodi differenti, s’ipotizza fossero di un’unica famiglia. Dai resti di questa sepoltura provengono un medaglione, un orecchino e un’anforetta conservati presso l’Antiquarium. Un’altra testimonianza dell’importanza del sito è data dal ritrovamento di un “dòlio” cioè una grande giara interrata utilizzata in tempi antichi per conservare gli alimenti. È stato inoltre ritrovato un piccolo tesoretto monetario afferente all’Età Tardo – Antica.
Il Parco Archeologico nel primo ventennio degli anni Duemila è stato nuovamente oggetto di scavi, studio con successiva sistemazione dell’intera area per volere della Soprintendenza per i Beni Archeologici e dall’Amministrazione, il tutto per un nuovo progetto di valorizzazione di Beni Culturali del nostro territorio di particolare pregio che fino ad oggi ha destato particolare attenzione di visitatori provenienti anche da fuori regione.

UBICAZIONE: Strada Statale 106, km 19 Lazzaro, Motta San Giovanni (RC).
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DESCRIZIONE: a cura dei Volontari di Servizio Civile Unpli – Pro Loco del Comune di Motta San Giovanni anno 2021, Giovanna Marcianò, Anna Marrara, Chiara Vadalà, Demetrio Ambrogio.
Integrazioni a cura di Vincenza Triolo.
BIBLIOGRAFIA: ARILLOTTA FRANCESCO, La Storia della Motta San Giovanni e del suo Territorio, II Edizione, Grafica Enotria, Reggio Calabria 1999, pp. 123-130.

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