La storia del territorio

Il Comune di Motta San Giovanni che comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Lazzaro e Serro Valanidi, si sviluppa su di una superficie di 46.73 km, con una popolazione di poco più di 6000 abitanti. La provincia di appartenenza è Reggio Calabria; confina con i comuni di Montebello Jonico e Reggio Calabria ed è bagnata dal Mar Ionio. Territorialmente il comune occupa la parte esterna dell’Appennino calabro. Orograficamente è costituito da una serie di colline degradanti verso il mare. Le spiagge basse e sabbiose, escluso il promontorio di Capo d’Armi, hanno uno sviluppo di 6km circa.

Storicamente Motta san Giovanni è nota per la lavorazione artigianale della pietra reggina: una roccia sedimentaria calcarea molto utilizzata in edilizia, estratta principalmente nelle cave di contrada Sarto in Motta San Giovanni e dalle cave del promontorio di Capo dell’Armi, nei pressi di Lazzàro.

La storia di Motta San Giovanni

La prima menzione di “Motta San Giovanni” risale ad un documento del 1412: in precedenza doveva trattarsi di un villaggio, dipendente da Santo Niceto, che prendeva il nome dal monastero di San Giovanni Teologo, che venne fortificato probabilmente sotto gli Angioini.

Nel 1466, dopo la caduta di Santo Niceto l’anno precedente, ad opera degli Aragonesi, ottenne un’autonomia amministrativa e venne riconosciuta la sua “universitas”. Successivamente divenne a sua volta una baronia, in possesso prima dei Ruffo e poi, dal 1574, dei Villadicane, che ne rafforzarono le fortificazioni. Dal 1604 fu acquisita dai Ruffo di Bagnara e nel 1682 divenne principato.

Nel 1811 divenne comune autonomo e vi fu aggregato il villaggio di Pellaro, fino al 1834, quando anche questi divenne comune autonomo e Valanidi entrò a far parte delle dipendenze di Motta. Fino agli anni cinquanta l’economia è stata essenzialmente agricola. Gli anni successivi hanno visto il paese subire una forte emigrazione verso il nord Italia e paesi europei come la Francia, la Svizzera e la Germania, dove il lavoro era garantito, con il conseguente abbandono delle campagne.

Nel periodo prebellico, tra il 1912 e il 1913, venne realizzata, per opera di un suo cittadino Carmelo Catalano, una centrale idroelettrica, sfruttando le acque che lambiscono il territorio comunale. Dopo la realizzazione di un elettrodotto tra la centrale (in rione San Giorgio) ed il paese, Motta poté usufruire della luce elettrica, in un periodo in cui i territori limitrofi venivano illuminati ad olio e petrolio. Nel 1915 venne installato il primo mulino per cereali a trazione elettrica. Le macine importate dalla Francia con la caratteristica: non producevano terriccio

La storia di Lazzaro

La ricostruzione del passato del nostro territorio non è impresa da poco; molti fattori hanno contribuito alla dispersione di ciò che era stato costruito. L’insediamento sul territorio è stato un continuo rincorrere il mare ed i monti a seconda del periodo e delle vicissitudini storiche. Quando Lazzaro fioriva, Motta probabilmente non esisteva. Successivamente Lazzaro scomparve e per secoli fu Motta ad essere il centro sociale ed economico.

Sicuramente Lazzaro corrisponde all’antica Leucopetra (così chiamata per il colore bianco delle sue rocce). Pare che il primo documento attestante l’esistenza del paese risalga al 1412, “Mocta Sancte Joannis”, ma fu appunto conosciuto come “Leucopetra” (l’odierno capo d’Armi). Il toponimo è composto del termine “Motta” (rialzo del terreno, mucchio naturale di terra o sassi), e dell’angionimo “San Giovanni Evangelista”. L’attuale nome Lazzaro deriva, forse, da un lazzaretto che esisteva negli anni ‘600 – ‘700. Il territorio di Lazzaro a partire dalla fine dell’‘800 è stato oggetto di numerosi rinvenimenti di carattere archeologico che ne documentano un’intenza frequentazione sin dall’età ellenistica, ma soprattutto in età romano imperiale e tardo antica. L’attuale promontorio roccioso di capo d’armi che funge da protezione naturale dai venti di scirocco, era noto già alle fonti classiche con il nome di Leucopetra, cioè roccia bianca, e probabilmente offriva riparo ad un frequentato approdo portuale.

 

 «Chi naviga da Rhegion verso levante per una distanza di 50 stadi [9 km], trova quel promontorio che dal colore chiamano Leucopetra, col quale, dicono, finiscono gli Appennini.»

(Strabone geografo greco, Geografia, VI, 1, 7)

 

Il suo territorio è di notevole interesse archeologico, a testimonianza di un passato ricco di storia con ritrovamenti archeologici risalenti addirittura dal V secolo a.C. sino all’età tardoromana. Nel periodo romano vi sorgeva la villa di Publio Valerio dove vi fece sosta Cicerone. Ad oggi sono ben visibili i resti: antiche mura, resti di un mosaico, una colonnetta granitica ed altri frammenti.

Lazzaro è la frazione con il più alto numero di abitanti del comune e con la sua forma stretta e lunga, si estende per ben 6 km lungo il litorale. Le sue coste sono caratterizzate da tratti sabbiosi e tratti rocciosi, dove non può passar di certo inosservato l’antico promontorio di Leucopetra: Capo Dell’Armi. Una rupe rocciosa che si eleva sul Mar Jonio con una parete a strapiombo che supera i 164m slm. Sulla Scogliera sorge anche un faro che scandisce il limite sud-orientale dello Stretto di Messina. Caratteristica peculiare del promontorio roccioso sono le sue cave di pietra reggina (o pietra di Lazzàro). Interessanti per gli amanti della subacquea i fondali tra Lazzaro e Capo D’armi. Scogliere sommerse che, come delle gradinate, scendono verso gli abissi. Non mancano anche alcune grotte di notevole ricchezza biologica. Si trova adagiata sul fondo sabbioso anche la Bettolina, relitto di un’imbarcazione da trasporto armata della Marina Militare tedesca risalente alla Seconda Guerra mondiale. Le principali attività di Lazzaro sono legate all’industria dei laterizi ed alle molteplici attività ristorative (Bar, Ristoranti, Pizzerie). Fino agli anni ’60 era molto diffusa la raccolta di gelsomino e del bergamotto, oggi in declino. Per via della sua forma allungata, Lazzaro si divide, genericamente, in più frazioni, le cui più importanti sono: Fornace, Casalotto Ferrina, Rione Stazione, Lazzaro centro, Paolia, Sant’Elia, Lavandara, Capo D’Armi e Riace.

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